(Ancora le parole di Paolo, nel libro “Anna Maria, la gioia di una vita”)
All’altare, per la santa Messa di funerale, c’erano dodici sacerdoti: undici concelebrarono e uno servì alla mensa; io non avevo parlato con nessuno di loro; erano venuti perché li aveva chiamati Anna Maria, con la sua vita esemplare di cristiana: donna gioiosa e forte, fedele, leale, semplice; anche impetuosa, talvolta, ma pronta a raddolcirsi nella pace immediata; donna acuta e saggia, generosa nel perdono; innamorata dello Spirito Santo e dallo stesso Spirito resa luminosa.
La comunione spirituale nell’amicizia tra cristiani si può in un certo senso “misurare” dall’intensità della compartecipazione al mistero eucaristico, che è la comunione assolutamente più vera. Al funerale di Anna Maria mi sono sentito come investito da un flusso d’amore mentre quattro sacerdoti, due in chiesa e due sul sagrato, distribuivano il corpo di Cristo alle centinaia di amici. Mi è difficile ora spiegare come riuscissi a provare contemporaneamente dolore e gioia, un senso di vuoto e una tranquilla sicurezza per il futuro.
Fu questo miscuglio di sentimenti, forse, che mi portò istintivamente a desiderare di cantare il Magnificat al cimitero: un canto umile e fiducioso, pieno di gratitudine…
Presiedeva l’Eucaristia il decano di Cantù-Mariano, don Franco Cardani, che per tanti anni ci aveva avuti nel suo Consiglio Decanale per la Famiglia e conosceva bene Anna Maria. Anche qui, ora, voglio ringraziarlo per l’omelia, che fu una bellissima lezione sul matrimonio oltre che un commosso ricordo della mia sposa.
Don Giovanni Ponzoni, che era stato nostro parroco per quasi 17 anni, così ricordò Anna Maria durante la Messa di funerale:
«Anna Maria Marchisio ha amato i nostri bambini di cui fu incomparabile maestra di catechismo – di fede – di vita cristiana. Ha dato tutta se stessa a Cristo nella Santa Chiesa di cui è stata ardente anima missionaria, nella sua famiglia, nella parrocchia. Il suo sacrificio e la sua morte non sono soltanto una testimonianza di vita: sono una vita. A te, Anna Maria, sul cui viso sorrideva perenne la serenità dello spirito e la giocondità della vita nella soddisfazione di ogni dovere compiuto, il nostro infinito rimpianto. Avevi mente eletta e gentile, carattere generoso, volontà forte e costante, desiderio e operosità di bene. Fosti figlia, moglie, madre amata e amantissima, pronta a ogni sacrificio pur di vederli felici».
Altre due testimonianze meritano di essere citate qui:
Germano Pollini, capo nel gruppo scout Como 1°: «Avevo creduto che la mia partecipazione alla cerimonia di commiato da Anna Maria avrebbe contribuito a sollevarvi un poco dal dolore, e invece sono stato io a portare a casa consolazione e tanta, tanta serenità. Grazie! Mi rimane il rammarico di non avere avuto l’opportunità di conoscerla meglio questa “stupenda donna” come l’ha definita un celebrante».
Don Alberto Mandelli, scout, amico di gioventù di Anna Maria e Paolo, con una lettera richiamata in altra pagina di questo sito:«… Porto ancora viva dentro di me quell’atmosfera di speranza, di pace e di vita che ha trasfigurato il funerale di Anna Maria: era un popolo che pregava e la preghiera nasceva di dentro, dalla fede e dall’affetto. Man mano che il rito si svolgeva mi rendevo conto che Anna Maria era entrata nel cuore di quella gente che ormai era diventata la “sua” gente; … era amata perché faceva incontrare col Signore. Penso sia stato abitualmente così, certo lo fu al funerale dove, pensando a lei con affetto e commozione, la gente lodava e ringraziava il Signore; certo lo fu al cimitero quando ormai la salma era stata affidata al sepolcro perché la custodisse in attesa del risveglio nel giorno della risurrezione: quel Magnificat che tu Paolo hai intonato e a cui ha fatto coro il popolo era un grazie e una lode al Signore che aveva fatto grandi cose con la sua piccola serva… ».