In tutta la vita matrimoniale, Anna Maria ebbe una sola settimana di vacanza «servita e riverita» in albergo: la settimana passata al convegno della Mendola nel 1970; mi rendo conto soltanto adesso che è proprio poco. Eppure fu sempre tanto allegra anche nelle sue semplici vacanze «di lavoro domestico», e non mi fece mai notare che per lei il tran tran quotidiano non cambiava molto.
1973 – dopo aver meditato «La lucerna del corpo è il tuo occhio» (Lc 11, 34-36): «Signore, voglio sorridere di più; voglio essere maggiormente ripiena di grazia, affinché questa Tua grazia traspaia attraverso il mio occhio, contribuisca a stabilire in casa un clima d’amore: che Tu possa essere presente nella mia anima e nella nostra casa».
Gennaio 1975: «Per raggiungere la santità […] dobbiamo essere sempre molto vigilanti, molto tesi verso l’alto […]. Per questo voglio tenermi strettamente unita a Te, Signore, nella preghiera, nei sacramenti e nell’umiltà».
Più indietro nel tempo, il 26 febbraio 1961, Anna Maria scrive una bella riflessione sulla semplicità, con una lettera che Paolo rilegge con attenzione:
Aprile 1975: «Con un comportamento pieno d’amore e carità, io posso dare la felicità a tutta la nostra famiglia; e dare la felicità significa anche far regnare la grazia, che è gioia […]».
Autunno 1975: «Signore, aiutami a cercare di rinunciare a me stessa per far posto agli altri; Tu mi dilaterai il cuore e sarà sempre più facile amarli».
Negli anni ’70-’80, colpiva l’insistenza di Anna Maria in parrocchia sull’esigenza urgente di ricuperare seriamente il valore del sacramento della riconciliazione, «perché la formazione spirituale parte da lì, dal ricorso al perdono di Dio, dalla consapevolezza del suo amore fedele»
1999 – Sì, era la preghiera a sostenerla, e Anna Maria lo diceva apertamente agli amici stupiti da tanta resistenza ed efficienza: «Sapeste come mi rende il lavoro quando ho pregato un po’!»
Ricorda un nostro comune amico di gioventù e di tutta la vita: «Ricordava sempre volentieri i tempi trascorsi, ma più volentieri ancora parlava di quelli attuali, delle nostre figliolanze, delle gioie e dei dolori, lasciando però sempre, alla fine, un grande spazio alla speranza e alla fede. Mai disperata, mai afflitta, mai irata; un grandissimo controllo di sé, che poteva anche sconcertare chi come me si lasciava più facilmente prendere dalle vicende umane. Ecco: Anna Maria era sempre dolce, anche quando gli altri non lo erano per lei».
Pinuccia Ziccardi, oggi presidente dell’Associazione, allora allieva di Anna Maria nel catechismo in parrocchia, ricorda in questa breve registrazione la “casa rossa”, dove si ritrovava con lei per le lezioni settimanali
E un sacerdote del Seminario di Como, don Andrea Caelli (allora rettore): «La sua vita di gratuità e la gentilezza che ha sempre offerto, di cui anche noi abbiamo fatto esperienza, ci sarà d’esempio». Devo una spiegazione: in Valtellina avevamo conosciuto un ragazzino, Alessandro Alberti, figlio di una famiglia del posto. Quando entrò in seminario, in prima media, Anna Maria si offrì di seguirlo poiché la famiglia era lontana; così, per anni, andò settimanalmente a trovarlo, a fargli sentire la vicinanza di una mamma, anche a dargli qualche consiglio; e gli lavava e stirava e aggiustava tutta la roba ogni settimana. Sì, riusciva a fare anche questo! E il suo esempio fu tale, in casa, che quando morì, le nostre figlie presero il suo posto anche in quest’incombenza, come la cosa più naturale del mondo. Oggi Alessandro è in 3a Teologia e credo che Anna Maria continui a seguirlo.
Un giorno, nella sala d’aspetto del dentista, Anna Maria incontrò una ragazza spastica di 16 anni, piena di paura; le fece coraggio e s’interessò a lei, offrendole amicizia e aiuto. Oggi (1999) Anita Riva è una donna matura, che racconta: «Dopo quell’incontro dal dentista Anna Maria cominciò a venire a trovarmi ogni tanto. Fino allora io stavo sempre chiusa in casa, perché la gente mi considerava come una malata mentale. Anna Maria mi portava in chiesa, mi accompagnava un po’ in giro, ma soprattutto mi dava speranza; mi aveva detto: “Ti aiuto io”; così io cominciai ad aprirmi a lei; le confidavo tutto e Anna Maria mi dava consigli grandiosi; mi confortava quando mi vedeva triste, era sempre disponibile, mi incoraggiava, mi istruiva. Era come una mamma. Avevo fatto le elementari alla Nostra Famiglia ed ero poi rimasta in istituto senza far niente fino all’età di 14 anni. Anna Maria mi convinse a riprendere gli studi e col suo aiuto in un anno mi preparai per gli esami di licenza media e dopo altri tre presi il diploma di segretaria d’azienda. Così potei affrontare la vita del lavoro come impiegata, con sicurezza. E la gente mi accolse. Senza Anna Maria sarei ancora qui chiusa in casa come una scema. Con lei la mia vita è cambiata. Devo ringraziare il Signore che l’ha messa sulla mia strada».