Entriamo allora nel Vangelo di Luca; credo che sia il Vangelo specifico di Anna Maria, visto che è definito dai biblisti il Vangelo della misericordia e anche della gioia… Andiamo a dare un’occhiata ad una delle pagine proprie di Luca, quella che narra l’incontro di Gesù con Zaccheo, l’esattore delle tasse. Quando Gesù e la folla sono davanti al sicomoro sul quale se ne sta appollaiato il curioso Zaccheo, lo sguardo di Gesù e quello della folla sono completamente diversi. La folla rumoreggia perché guarda Zaccheo per quello che è stato fino a quel momento, per il suo passato di ladro…
Si domanda: ma Lui che legge nei cuori, possibile che non sappia chi è la persona alla quale si rivolge in tono così amichevole? «Zaccheo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua». Gesù ha uno sguardo opposto: guarda Zaccheo non per quello che è stato, ma per quello che potrà diventare a partire da quel momento preciso. (Se ci guardassimo così… come sarebbe diverso il mondo ! ). Lo sguardo di Gesù è uno sguardo liberante, che fa fiorire l’umano, che dà ossigeno alle possibilità buone che ancora ci sono in noi. Che cosa importa il passato ?! nessun passato è ostacolo al debordare del suo amore gratuito. Il risultato lo conosciamo: “Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”: gioia e una conversione radicale, un cambiamento umanamente impossibile.
Ecco quanto ritrovo in quell’episodio unico e decisivo, accaduto a Torino in un pomeriggio estivo del 1960. Paolo rinchiuso sul suo passato, sui suoi numerosi insuccessi amorosi, sui suoi difetti e le sue infedeltà… con la testa bassa. Anna Maria che lo guarda intensamente non per quello che è stato, anche se lui continua a ribadirglielo in tutti i modi, ma per quello che da quel momento può diventare. Un amore espresso con assoluta semplicità, amore ricolmo di speranza nel futuro, amore debordante di gioia:
«Paolo, non voltarti indietro a guardare il passato; abbiamo tutta la vita davanti a noi, a cui guardare, insieme».
E il frutto è un cambiamento istantaneo di Paolo segnato dalla stessa gioia di Zaccheo: “Quella fu l’unica reazione di quel tesoro di donna che era ed è la mia Anna Maria. Fu il perdono che mi salvò la vita. Fu l’atto d’amore e di fiducia che mi permise d’amarla poi per trent’anni nella fedeltà piena e nella gioia più grande. So che quelle furono parole ispirate dal Signore, perché mi guarirono come solo il perdono del Signore guarisce. /…/ Negli anni che seguirono, fino alla morte, Anna Maria non fece mai nemmeno una velata allusione a quell’episodio triste della nostra vita, che lei aveva come annullato con un lampo di luce, intelligenza d’amore.” (pag. 58)