Miriam Pronto? Sono Miriam dell’associazione “Anna Maria” e dell’Équipe; vi telefono per chiedervi una testimonianza come coppia che ha conosciuto Anna Maria.
Beppe Guarda, ho qui davanti Franca (Franca sta facendo facce espressive: No! non sono capace) che non è tanto dell’idea, perché non si sente capace. Capisci anche tu che se è una testimonianza di coppia è necessario che venga stilata insieme. Comunque, qual è la tematica da affrontare?
Miriam Si pensava al seguente tema: “Tensione affettiva, delicatezza, tenerezza, slancio sentimentale, gioia nella vita matrimoniale”.
Beppe Però, non è mica tanto semplice! Va be’, facci pensare un po’; ci sentiamo tra qualche giorno. Ciao.
Dopo qualche giorno… Un po’ preoccupata, Franca telefona e acconsente: faremo la testimonianza.
Questa introduzione, recitata, per dire tre cose:
1) il titolo del tema;
2) la preoccupazione di non essere all’altezza della richiesta;
3) il metodo scelto per seguire la tematica, cioè la vita concreta.
Abbiamo scelto tre ricordi concreti della nostra vita, in cui Anna Maria ha dato la sua impronta. Ricordi semplici, ma per noi toccanti e importanti, cuciti nella linea della ferialità, ma che, se letti con attenzione, presentano un aspetto evocativo, educativo e di crescita in coppia.
1° ricordo. E’ tratto dal contesto in cui si staglia la figura di Anna Maria; è lo sguardo d’insieme del suo agire, cercare, formarsi, riflettere, stimolare, accogliere ed assumere gli impegni della vita. A noi pare che tutto ciò si possa esprimere con la seguente perentoria espressione: “Mettete al centro della vostra vita, Gesù.”
Per noi Anna Maria ha enunciato questo concetto con multiformi sfaccettature, ma quello che più ci ha colpito è stato il far emergere la figura di Gesù nella vita di coppia. Da sposati, molte sono le domande cui gli sposi sono chiamati a dare risposta: “Verso quale meta tendere come sposi? Come tenere vivo il nostro amore? Come educare i figli?” Ed altre ancora. La risposta eloquente di Anna Maria è senza alcun dubbio: «Guardate a Gesù, indirizzatevi a lui, prendete esempio da lui». Oltre al modello di riferimento, Anna Maria ci ha indicato anche le vie per arrivare a Gesù: «Meditate e formatevi alla scuola del Vangelo come sposi e come genitori. Lì potete trovare le risposte che di volta in volta la vita nel suo evolvere vi mette di fronte. E’ Gesù la fonte, l’ispirazione e la risposta alle nostre domande».
Risposte che cambiano con il passare degli anni: da qui la necessità di trovare un metodo di formazione continua, perché la fede evolve e cambia nel tempo, non è data una volta per tutte, ma è vista come una dinamica in continua evoluzione.
Un’altra linea da seguire è la ricerca della presenza di Gesù nell’Eucarestia. In essa troviamo i modelli di risposta efficaci per una vita di coppia armoniosa, aperta ed accogliente, cui gli sposi si possono continuamente ispirare.
Vediamoli velocemente: La richiesta di perdono. L’ascolto della parola. Lo scambio della pace. L’offertorio. La preghiera dei fedeli. La consacrazione. L’elevazione. Lo spezzare del pane. La comunione. La missione.
2° ricordo. Eravamo ad una giornata di ritiro dell’END e alla fine della relazione, prima di uscire a riflettere in coppia, ci scambiamo tra di noi le prime impressioni sulla relazione. Nell’incrociare Paolo e Anna Maria si nota che la relazione ha avuto un’impostazione un po’ “Vecchio Testamento”. Anna Maria però replica subito: «Spetta a noi vedere la relazione nell’ottica del Nuovo Testamento e sentire lo spirito di novità di Gesù».
Ci ha fatto riflettere. Tante volte siamo andati alla ricerca di regole fissate in maniera definitiva, calcolando anche nel dettaglio le varie sfumature che la vita mette di fronte a noi.
Perché facciamo ciò? Perché seguiamo lo stile Vecchio Testamento? Forse per sentirci al sicuro, per sentire che il nostro operare è volto all’efficacia, che produce dei risultati. Gesù invece, senza rinnegare questo andamento generale e forse anche naturale, vuole farci riflettere che vi è anche un altro stile: quello della tenerezza, del sentire col cuore, del valutare con amore, che è poi lo sguardo che Dio Padre ha su di noi. E’ la visione di Gesù esposta nel Vangelo.
Si usa affermare che la vita di coppia è governata da “regole non scritte”, intendendo che i coniugi si relazionano l’uno all’altro con stili comportamentali secondo regole che vengono definite di volta in volta, a seconda delle circostanze e dei momenti. Sono regole non fissate una volta per tutte, ma che vengono riscritte di volta in volta secondo uno schema differente. Quando lo schema è quello dell’amore si evidenzieranno comportamenti improntati a tenerezza, affettuosità e amore reciproco; quando invece lo schema di riferimento è di rigidità in riferimento a regole fisse, i comportamenti si indirizzeranno verso forme di chiusura, di ricerca dell’errore e adeguamento forzato alle regole.
Così siamo chiamati a discernere e mettere in campo atteggiamenti rispondenti a regole non scritte dagli sposi, ma dettate dalle circostanze della vita. E’ per questo che Gesù ci invita a vegliare, stare all’erta, perché non basta fissare le regole per stare al sicuro, ma si richiede un’opera di continuo rinnovamento interiore e desiderio di ricerca.
Lo sguardo rivolto al Nuovo Testamento è diventato per noi lo spirito di ricerca e di formazione nell’END attraverso la condivisione, il cammino di coppia insieme ad altre coppie, stimolati dalla ricerca continua della volontà di Dio su di noi. Tutte problematiche che si comprendono col tempo, nella quotidianità e nell’attaccamento alla parola di Dio.
3° ricordo. Una sera eravamo invitati a cena da Paolo e Anna Maria; si parlava dei figli, della loro crescita e dei loro studi. Ad un certo punto Anna Maria ci pone la seguente domanda: «Voi pregate con vostra figlia?»
Noi, molto ingenuamente, abbiamo risposto: «E’ ancora piccola, ha solo due anni.» Anna Maria rise e disse: «No, siete già in ritardo! Bisogna cominciare subito».
E’ stato per noi un richiamo molto forte, ci ha aperto gli occhi su di una realtà essenziale che stavamo trascurando. Molti genitori ritengono che la preghiera sia valida solo se la si capisce, ma a pensarci con attenzione le questioni fondamentali della vita non iniziano con la comprensione, ma con l’azione. Vogliamo dire: l’amore si comprende esercitandolo, la vita si realizza vivendola, così pure la preghiera, la relazione affettiva e tanti altri aspetti della vita.
Se così non fosse e dovessimo aspettare la comprensione, la vita passerebbe, l’amore resterebbe senza esperienza, la relazione diverrebbe uno schema, la preghiera diverrebbe una formula.
L’essenziale è l’azione dell’amare, del vivere, del pregare, del relazionarci e proprio su questa azione si innesta la comprensione.
Ci si domanda allora: come mai noi genitori ci teniamo tanto alla comprensione?
La risposta forse sta in questo fatto: aspettiamo che il figlio capisca, così sarà lui a decidere, perché noi non vogliamo forzare la mano, non ci vogliamo assumere la responsabilità di indicare una via all’amore, alla vita, alla preghiera.
Forse anche noi siamo insicuri, non conosciamo la via e non abbiamo ancora fatto le nostre scelte fondamentali. Ci basiamo su un amore spontaneo, una vita senza scelte forti, una preghiera che è solo rito, una relazione che è solo star bene, senza un progetto.
Se fosse così, si comprende bene perché stiamo ad aspettare che i figli capiscano di più, perché in profondità queste scelte mettono in difficoltà noi genitori.
Un’ultima sottolineatura la vogliamo fare per quanto riguarda lo scambio dell’esperienza. Molte volte ci siamo accorti che questo scambio è per così dire fittizio: vogliamo dire che ascoltiamo, ci confrontiamo, ma poi ciascuno continua la sua strada, come se l’esperienza ascoltata non producesse un cambiamento. Tutto resta come prima. E’ come se le esperienze incontrate e condivise restino mute e non abbiano risonanze nella vita.
Una bella immagine di ciò la si può trarre dal film “100 chiodi.” In esso si vedono cento libri inchiodati sul pavimento: commentando la scena il regista E. Olmi diceva: «I libri, quando non ci dicono niente, quando non hanno una risonanza in noi, è come se fossero muti, appunto inchiodati».
Quindi: se Gesù non è il centro della nostra vita, se le regole sono ancora prive di uno sguardo d’amore e se la preghiera viene posticipata alla comprensione, è per noi come se trattassimo l’incontro con Anna Maria e il suo esempio di vita come un libro muto, senza spirito propositivo e propulsivo, un libro chiuso, inchiodato.
Facciamo in modo che ciò non avvenga e che la vita di Anna Maria e il suo stile diventi sempre più per noi un libro aperto.