INTRODUZIONE
In occasione degli ultimi anniversari della morte di Anna Maria, nel 2017 e nel 2018, don Alberto Maria Mandelli ci ha proposto due profonde riflessioni, una sulla croce e una sulla gioia, entrambe per sottolineare alcuni aspetti importanti della vita e della spiritualità di Anna Maria.
Proseguendo nella ricerca dei punti peculiari della spiritualità di Anna Maria, quest’anno vogliamo soffermarci sul cammino di coppia, vissuto da Anna Maria e Paolo nel sacramento del matrimonio cristiano. Prendiamo spunto dalla “preghiera degli sposi” che essi composero da fidanzati, poco prima di sposarsi a Torino, nel maggio del 1962, ricordata dallo stesso Paolo nel sito dedicato alla moglie (http://www.lagioiadiunavita.it/la-preghiera/). Questa preghiera è stata da loro recitata per molti anni ogni sera sia quando abitavano a Milano che quando si trasferirono nel 1965 in Brianza, a Inverigo.
Ci sembra una mirabile e salutare provocazione che ci può accompagnare nel nostro percorso di conversione al Signore che ci ama.
Iniziamo col recitare assieme questa “preghiera degli sposi”. Lasciamo qualche minuto di riflessione personale e quindi ripercorriamola insieme. Noi faremo da apripista, proponendovi qualche commento, voi potrete intervenire con le vostre riflessioni e sottolineature per comunicare una risonanza a riguardo della nostra vita.
Concluderemo recitando di nuovo la stessa preghiera, stavolta con una maggior consapevolezza.
Preghiera degli sposi:
“Fa’, o Signore, che il nostro amore sia puro, completo e costante nella tua grazia;
rendi la nostra anima forte e mostraci il disegno della tua volontà
affinché possiamo percorrere uniti la nostra strada fino a Te
senza perderci nelle lusinghe del tempo e delle cose.
Serviti anche di noi, Ti preghiamo,
per continuare la tua opera di creazione e benedici la nostra famiglia
con i doni della bontà, della salute e dell’intelligenza;
fa’ che la gratitudine a Te ci sproni tutti e sempre
ad amare e servire il prossimo nostro per amor tuo
senza pretendere amore o chiedere servizio.
Fa’ che sappiamo vivere in semplicità, schiettezza ed operosità
affinché nessuna giornata vada perduta.
Concedici gioie e dolori proporzionati alle nostre forze
e nel nostro compito di educatori
guidaci con la tua luce di verità, di giustizia e d’amore.
E il giorno della morte ci trovi preparati
a godere in paradiso i frutti della tua redenzione
e il premio di questa nostra vita,
che anche oggi Ti offriamo perché Tu la faccia santa e ci benedica.
Così sia.
(Da “Anna Maria la gioia di una vita”, Paolo A. Marchisio, Ancora, 2000, pp.64-65).
1. “Fa’, o Signore, che il nostro amore sia puro, completo e costante nella tua grazia”;
È subito esplicita la forma di dialogo col Signore, in uno spirito filiale. Teniamo conto che il testo è del 1962, son passati più di 50 anni, ed era l’anno d’inizio del Concilio Vaticano II. Se qualche termine risente della cultura religiosa di quegli anni, il contenuto ci sembra pienamente valido e condivisibile. È una preghiera coniugale, a dialogare col Signore sono due fidanzati prima, due sposi poi. Questa preghiera la facciamo pure nostra. Il Signore è al centro perché è colui che è invocato ed è colui che principalmente agisce: fai, o Signore (4 volte il verbo fare), sèrviti…, mostraci.., concedici…, guidaci… .
Davanti ai tuoi piedi Signore è messo “ il nostro amore”, la sua dimensione pienamente umana col desiderio che sia un amore “puro” nel suo intimo.
Già nella preghiera scout della Guida Anna Maria recitava: “Fa’, o Signore, che io abbia le mani pure, pura la lingua, puro il pensiero. Impedisci che io prenda abitudini che rovinano la vita”.
La preghiera chiede un amore “completo” in tutti i suoi aspetti così da coinvolgere tutta la nostra persona nelle sue varie dimensioni (fisica, mentale, affettiva, spirituale) e un amore “costante” nel tempo, che non si affievolisca al passare degli anni, al mutare delle situazioni, anzi un amore che sappia rinnovarsi e crescere.
Come è possibile ciò se non nella tua grazia, Signore, vivendolo alla tua presenza, incorporando questo nostro amore nel battesimo che ci ha reso tuoi figli, partecipandolo nel tuo mistero pasquale che ci rende capaci di donarci l’un l’altro come Tu hai dato te stesso per l’umanità e per la Chiesa, tua sposa.
In una lettera a Paolo durante il fidanzamento troviamo:
“Penso che dovremmo avere più fiducia nel Suo aiuto, nella Sua grazia e provvidenza. Una volta fatto del nostro meglio nel nostro lavoro, nella routine quotidiana, ecc. il resto lo completerà Lui. (…) Sono certa che in questo modo ci sarà più facile sentirci sempre in tre nel nostro matrimonio, con Gesù fra noi. Grazie di quanto e di come mi ami” (28 agosto 1961, op.cit. p. 62).
2. “Rendi la nostra anima forte e mostraci il disegno della tua volontà”
Sottolineiamo due aspetti: il combattimento e il discernimento.
C’è forse un combattimento da affrontare? L’amore va incontro a rischi? Pur nella sua grandezza è anche fragile? Certo, egoismo, pigrizia, orgoglio e altro, sono sempre lì a tentarci. Consapevoli di essere creature deboli perciò Signore, rendi forte la nostra anima. Sii Tu la nostra roccia, la nostra saldezza. Come dicono i Salmi: sii tu il nostro scudo contro le avversità.
C’è pure un discernimento da effettuare. Non sempre i nostri desideri sono i tuoi e le nostre scelte sono secondo il tuo volere. A volte abbiamo la vista che si annebbia, non vediamo le situazioni con chiarezza, siamo incerti sulla direzione da prendere. Signore mostraci con chiarezza il disegno della tua volontà.
3. “Affinché possiamo percorrere uniti la nostra strada fino a Te”
Qui vorremmo mettere in luce il termine “strada” e l’esperienza di unità.
Paolo e Anna Maria erano scout a Torino e anche le loro figlie sono state inserite in tale esperienza, ed è ricorrente nello scoutismo l’immagine della strada, della route, quale simbolo della vita. Si parla spesso di via, sentiero, passi, tracce, orme, tappe, meta,…
Citiamo da una preghiera scout:
“Signore, io ho preso il mio sacco e il mio bastone, e mi sono messo sulla strada.
Tu mi dici: “Tutte le mie vie sono davanti a te”.
Fa’ dunque, o Signore, che fin dai primi passi io mi metta sotto i tuoi occhi.
Mostrami la tua via e guidami per il retto sentiero.
So che la tua via è quella della pace.
Per tutti coloro che incontro, donami, o Signore, il sorriso dell’amicizia, l’aperto conforto del saluto, la prontezza attenta del soccorso”.
La nostra vita è come una strada, Signore, che ha inizio in Te; inoltre tu sei la “via” da percorrere, oltre che la “verità e la vita”, e tutto giunge a Te, tutto viene ricapitolato in Te alla fine del tempo personale e dell’universo intero.
È bello seguire Te, seguire le tue tracce e giungere a Te in un’esperienza di unità tra noi coniugi che valorizzi e salvi le nostre differenze. Fin dalla creazione il progetto è stato “e i due diventeranno una carne sola”. Uniti perché ognuno è strumento della santificazione dell’altro.
Ciò vale anche per chi non è sposato perché la santificazione è un cammino comunitario. “Che tutti siano un cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te” (Gv 17,21). Questo Signore è il tuo desiderio più accorato. Siamo chiamati ad offrire una testimonianza di unità di fronte ai figli, nella Chiesa (una, santa e cattolica), di fronte al mondo contemporaneo. Non è facile, perché non è sempre così. Perdonaci Signore per tutte le volte che noi stessi siamo fonte di divisione e feriamo il corpo mistico della tua Chiesa.
Ci ha colpito come, dopo quasi 9 anni di matrimonio, nel marzo del 1971, Anna Maria scriveva sul suo quaderno di traccia:
“Riprendo questo quaderno; l’ho riletto; come sono cambiata! Come sono cambiati (in meglio) i rapporti tra Paolo e me. Nella pagine precedenti, la mia era una vita spirituale privata; ora la mia e quella di Paolo sono una vita spirituale sola, è molto più bello” (Op.cit. p. 91)
Impressiona il passaggio dalla prima persona singolare al “noi” costruito con Paolo: la loro unità nel matrimonio che traspare costantemente (Testimonianza di Maria e Damiano Bianco, op.cit. p. 141). Paolo precisa che ciò è anche frutto della preghiera quotidiana comune, della partecipazione al Gruppo Familiare e all’Equipe Notre-Dame. Noi aggiungiamo che al di là di qualche screzio, ci sono tra i due una buona comunicazione, un’intesa, una reciproca fiducia, incoraggiamento e valorizzazione.
Un’unità nella diversità.
Paolo stesso riconosce che Anna Maria “era il motore spirituale della nostra coppia” (op.cit. p. 106)…”era spiritualmente molto più avanti di me, pregava di più e aveva più entusiasmo. Però anch’io facevo del mio meglio per compiere il mio dovere con gioia, e Anna Maria era contenta” (op. cit. p. 105).
Citiamo un’altra preghiera scout che unisce il tema della strada con quello del camminare insieme:
“Signore, insegnami la route:
la strada su cui si cammina insieme;
insieme nella semplicità di essere quello che si è;
insieme nella gioia di aver ricevuto tutto da Te;
insieme nel tuo amore.
Signore, insegnami la route,
Tu che sei la strada e la gioia”.
4. “Senza perderci nelle lusinghe del tempo e delle cose.”
Il possesso e le preoccupazioni per le cose e per i beni possono così occuparci dal distrarci dall’essenziale, dal farci vivere alla superficie, facendoci accontentare di piaceri effimeri.
Le cose e il tempo possono ingannarci e portarci in una situazione di smarrimento. La nostra identità può ritrovarsi dispersa.
C’è la difficoltà di ascoltare la voce di Dio nella società attuale, così complessa e dispersiva. Una società del pensiero debole, società liquida, società gassosa, dove avanza il processo di secolarizzazione perché è stato proclamato che “Dio è morto”, dove prevale il soggettivismo, l’opinione, il “si dice” (“man sagt” di Heidegger) rispetto alla ricerca della verità e del bene comune. Spesso ci prendono l’insoddisfazione e lo scoraggiamento.
Anche nell’ambito ecclesiale la fede e l’impegno della testimonianza evangelica possono indebolirsi, il servizio generoso e gratuito può iniziare a ridursi.
Come “Essere nel mondo, ma non del mondo”? Noi vogliamo appartenere a Cristo, essere figli del Padre e dimora dello Spirito Santo e vivere non solo il tempo che passa (crònos), ma il tempo che resta, che dura e che salva (cairòs), il tuo tempo Signore, tu che sei l’eterno ma che ti sei incarnato nel tempo nostro.
Signore, aiutaci a recuperare un tempo personale davanti a te per guardare in faccia la verità di noi stessi, per lasciarci invadere dalla tua presenza e dalla tua parola, dalla tua bontà e misericordia.
5. “Sèrviti anche di noi, Ti preghiamo, per continuare la tua opera di creazione e benedici la nostra famiglia con i doni della bontà, della salute e dell’intelligenza.”
Il matrimonio cristiano ci inserisce nella relazione trinitaria che è amore creatore, diffusivo e fecondo e diventiamo a nostra volta collaboratori in quest’opera creatrice.
In una lettera di Anna Maria al fidanzato Paolo del 1960 troviamo: “Se avremo una famiglia grande (come sarebbe mio desiderio. Speriamo che il Signore ci mandi tanti bambini; e se ce ne manderà, ci manderà anche i mezzi per mantenerli e allevarli. È giusto pensare così oppure no?), rinuncerò a tutti i miei pallini e con grandissima gioia, perché nulla potrà rendermi più felice che il vedere attorno alla nostra tavola tanti visetti sorridenti. Saranno tutti biondi?”.
Sappiamo che oltre alle tre figlie avute, si sono aperti all’accoglienza di altre due bambine prima con l’affido e poi con l’adozione. E Anna Maria ha rinunciato oltre alla carriera professionale, ai suoi “pallini” come il ricamo, la musica, la filosofia, la pittura… per dedicarsi non solo alla famiglia allargata, ma anche ospitando i nonni e persone in difficoltà, offrendo la sua disponibilità ad esempio per la catechesi parrocchiale, per la pastorale familiare.
Signore fa’ che nelle tue mani siamo docili strumenti a sostegno della vita nascente, a sostegno delle giovani famiglie e di quelle in difficoltà.
Sulle famiglie tutte effondi la tua abbondante benedizione con i doni della bontà, della salute e dell’intelligenza.
6. “Fa’ che la gratitudine a Te ci sproni tutti e sempre ad amare e servire il prossimo nostro per amor tuo senza pretendere amore o chiedere servizio.”
Recuperiamo la consapevolezza e il riconoscimento dei doni che il Signore ci ha fatto e continuamente ci elargisce. La gratitudine a Lui ci apre al mondo, agli altri, in un dono di noi stessi disinteressato. Scatta una missionarietà che diventa annuncio di salvezza e servizio al prossimo per amor tuo, senza niente pretendere in cambio. Anzi in cambio possiamo ricevere ingratitudine e disprezzo, se non addirittura persecuzione: “Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”.
Signore che il nostro modo di amare sia a gloria tua, fa’ che dopo aver fatto tutto per amore tuo, possiamo affidarci a Te.
7. “Fa’ che sappiamo vivere in semplicità, schiettezza ed operosità affinché nessuna giornata vada perduta.”
La provenienza dallo scoutismo segna il proposito e il comportamento di Anna Maria e Paolo, soprattutto per l’estrema semplicità di vita che tiene lontani futili interessi o pregiudizi, e che si traduce a volte in modi e atteggiamenti quasi austeri, ma sereni e spesso allegri. Vita sobria e nella semplicità, senza farsi mancare niente del necessario, pronti a condividere quello che si ha.
Pacati, ma fermi e determinati. La schiettezza di Paolo è un po’ rude, quella di Anna Maria è più dolce. Ricordate l’episodio del “Mi vergogno di te”?
Paolo commenta: “Per il suo senso del dovere, la mia negligenza era veramente motivo di vergogna. (…)…anche quella frase severa fu dettata dall’amore. (…) quel rimprovero “Mi vergogno di te” ha dato frutti abbondanti: non sono mai più andato impreparato a una riunione; se non fosse stato un atto d’amore, avrebbe potuto aiutarmi a migliorare?
Dalla preghiera della Guida:
“Insegnami a lavorare duramente e a comportarmi lealmente quando nessuno mi vede come se tutto il mondo potesse vedermi”.
Anche qui c’è il senso del tempo come dono del Signore che non va sprecato.
Rosa Picotti Bertelè osserva: “Come potesse seguire cinque figliole, ciascuna con le sue esigenze, per lungo tempo l’anziana suocera, poi il vecchio padre, e conciliare tutto ciò con gli impegni parrocchiali e soprattutto con la diuturna preghiera, la lettura, lo studio e la meditazione, è ancora per noi un mistero, che si spiega soltanto con la fede e la coscienza della presenza di Dio in lei, di cui aveva l’assoluta certezza” (Op. cit. p. 119).
Anna Maria dichiarava infatti agli amici: “Sapeste come mi rende il lavoro quando ho pregato un po’ ”
8. “Concedici gioie e dolori proporzionati alle nostre forze e nel nostro compito di educatori, guidaci con la tua luce di verità, di giustizia e d’amore.”
La gioia è stato un tratto distintivo della vita di Anna Maria con Paolo ed è stata più volte sottolineata. Non sono mancate le prove e i dolori vissuti anch’essi come occasione per incontrare il Signore. Troviamo scritto: “Signore, aiutaci a sorridere sempre, ad affrontare le difficoltà con allegria” (quaderno di traccia, 1972).
Il tema dell’educazione è vasto, complesso e meriterebbe una trattazione specifica. Ci limitiamo a richiamare che per Anna Maria e Paolo è un lavoro paziente e costante per “tirar fuori” il meglio di noi stessi e dell’altro, guidati dalla luce di verità, di giustizia e d’amore di Cristo Gesù.
9. “E il giorno della morte ci trovi preparati a godere in paradiso i frutti della tua redenzione e il premio di questa nostra vita, che anche oggi Ti offriamo perché Tu la faccia santa e ci benedica. Così sia.”
La vita è un cammino verso l’incontro definitivo col Signore, nella completezza e pienezza del dono pasquale, nella luce della risurrezione di Cristo Gesù.
La vita è offerta a Te Signore ogni giorno affinché tu la renda santa e colma dei tuoi doni.
- Paolo nella seconda lettera a Timoteo afferma: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione” (2 Tim 4,7-8).
Don Antonio Corti , assistente del Gruppo di spiritualità familiare rende questa testimonianza:
“Ciò che in lei mi ha colpito di più è stato il suo senso del soprannaturale. Sentiva, e quindi viveva, la certezza della vita di Cristo in noi e delle conseguenze pratiche derivanti proprio dalla nostra identità di vita con Cristo e lo sentiva in modo “trasparente”.
CONCLUSIONE
Concludiamo con due citazioni dal “Quaderno di traccia” di Anna Maria:
“Se per me venisse ora il giorno del Signore, come sarei? (…). Devo farmi dei meriti, facendo sacrifici di autocontrollo, cercando di essere dolce e gentile, senza affannarmi per le cose quotidiane. Mi sentirò più unita a Te già in questa vita; la vita mia e della mia famiglia sarà più felice, sarà un anticipo della gioia del paradiso. Grazie, o Signore, per la Tua Parola, che è fonte di vita per me” (1972).
“Per raggiungere la santità (…) dobbiamo essere molto vigilanti, molto tesi verso l’alto (…). Per questo voglio tenermi strettamente unita a Te, Signore, nella preghiera, nei sacramenti e nell’umiltà” (Gennaio 1975).
Facciamo nostre questa tensione verso l’alto, questo desiderio intenso di camminare sulla via della santità, questa vigilanza attiva, tenendoci strettamente uniti al Signore a partire dalla preghiera degli sposi che ora recitiamo, facendola diventare il nostro dialogo col Signore, affinché Lui porti a compimento ciò che in noi di bello e gioioso ha iniziato.