Le Equipes Notre Dame (END)

Fummo chiamati a servire il Movimento delle Equipes Notre Dame (END) come coppia responsabile del Settore Brianza (che ormai era cresciuto e anzi si era scisso in due perché troppo grande: Brianza e Lecco) nell’ottobre 1986, quando Anna Maria aveva 49 anni. Come tutti i compiti svolti con generosità e umiltà, anche questo triennale servizio fu per lei certamente un’occasione di arricchimento spirituale, sia per le possibilità di nuovi gioiosi incontri con coppie di tutta Italia, sia per gli stimoli allo studio e alla riflessione determinati da tali incontri e dalle necessità proprie del nuovo compito. A costo di essere noioso, ma per amore di verità, devo dire che anche in questa circostanza Anna Maria camminava al mio fianco ma, senza mostrarlo, era la vera guida e il motore della nostra coppia

E aggiungo un’altra considerazione, che dedico a quei parroci, così numerosi, che temono che le END sottraggano alla parrocchia forze vitali, coinvolgendole in ingranaggi associativi “totalizzanti”: non c’è niente di più sbagliato di questa paura. L’esperienza dice, al contrario, che dalla vita d’équipe si ha una maggior spinta alla partecipazione e al servizio nella comunità parrocchiale… Sono fermamente convinto che i gruppi familiari parrocchiali non “agganciati” a un movimento come le END sono esposti ai rischi di una vita stentata e di un’estinzione prematura assai più delle nostre équipe. Queste mie frasi possono sembrare di propaganda, e infatti sono davvero finalizzate alla propaganda, ma propaganda fide.

Il giorPadre_Costante_piccolano dopo la morte di Anna Maria, il consigliere spirituale del nostro Settore, padre Costante Brovetto C.P. – che qualche anno prima aveva svolto lo stesso servizio a livello nazionale e che pertanto conosceva bene tutta la situazione – presiedette una celebrazione eucaristica nella nostra parrocchia; ricordo che durante l’omelia, tratteggiando il profilo della mia sposa, accennò al bene da lei svolto e disse che le END italiane le dovevano molta gratitudine; e non solo quelle italiane, aggiunse.

Da Parigi, père Bernard Olivier: «Caro amico, è con grande emozione che ho appreso la morte di Anna Maria. […] Avremo una riunione dell’ERI qui i prossimi giorni e in quest’occasione pregheremo molto, insieme. Vi prometto che parlerò di Anna Maria affinché ella sia presente in mezzo a noi e ci assista. Potrà così continuare la sua responsabilità nel Movimento. Mi unisco a voi e a tutta la vostra famiglia nel ricordo di una persona molto cara. Che il Signore vi guidi attraverso ciò che ella è stata e ciò che è adesso».

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Mons. Dante Lafranconi

Un consigliere spirituale delle Équipes Notre-Dame, mons. Dante Lafranconi, ora (al momento della stesura del libro, ndr) vescovo di Savona-Noli: «Rileggo con commozione quanto Anna Maria scrisse a proposito della regola di vita nella Lettera END n. 55: “La vita è un continuo cammino, di cui abbiamo ben chiara la meta: il Paradiso”. E lei adesso questa meta l’ha raggiunta. Io non ebbi occasione di conoscere a fondo Anna Maria, ma nei pochi incontri che ebbi mi colpirono sempre la sua dolcezza e la sua fermezza».

Ascoltiamo Paolo che ricorda una delle regole di vita adottate dalla loro coppia:

 

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I coniugi Gomez-Ferrer

Da Valencia, Mercedes e Alvaro Gomez-Ferrer, coppia di collegamento per l’Italia: una lettera che correggo appena in qualche piccolo errore di lingua: «Caro Paolo … È stata una sorpresa molto triste la dipartita di Anna Maria, così giovane, ma siamo convinti che era una persona speciale, piena di Dio. Anche noi pensiamo nella sua santità. Ti ringraziamo per le tue parole affettuose e siamo contenti per l’amicizia che si è sviluppata fra noi e che è stata un bene per le Équipe italiane. Stiamo lavorando con tutte le nostre forze per il movimento, ma la responsabilità è difficile e le decisioni richiedono discernimento sulla volontà di Dio, e luce dello Spirito. Io, Mercedes, ho cominciato a pregare Anna Maria ogni giorno immediatamente dopo aver ricevuto il tuo biglietto, per domandare la sua intercessione alla Vergine Maria in questo momento della storia delle END, e concretamente per una decisione importante. Immaginiamo che Anna Maria ti aiuterà a trovare l’equilibrio nella vita familiare e sarà sempre vicina a te».

Il consigliere spirituale della nostra Équipe, don Angelo Corbetta, durante l’omelia della messa celebrata nel primo anniversario della morte: «Gandhi aveva detto che si sarebbe fatto cristiano se avesse conosciuto un cristiano gioioso. Peccato che non abbia potuto incontrare Anna Maria!».

Convento di Viboldone, San Giuliano Milanese

Terminammo puntualmente il nostro servizio per le END del Settore Brianza nell’ottobre 1989. Quando, sei mesi dopo, Anna Maria morì, i nostri successori, Elisabetta ed Eraldo Testori, la ricordarono con queste frasi, nel notiziario n. 23: «Avevamo conosciuto Anna Maria dodici anni fa […] ci esponeva, con l’entusiasmo che le era proprio, il Movimento END, richiamandone la storia e illustrandone il metodo. Sottolineava lo spirito del Movimento e ci mostrava gli “impegni” come un necessario cammino di ascesi per raggiungere una vita pienamente cristiana. […] In seguito, a poco a poco, ci apparve il quadro generale della sua persona, insieme alle sue doti non comuni. La fede sconfinata in Dio e nella sua provvidenza fu il tratto che la caratterizzò maggiormente ai nostri occhi. […] La fede in Dio fu veramente per lei il perno attorno a cui fare ruotare l’esistenza, e questa fede trovò una pluralità di espressioni e quella ricchezza di frutti nella vita concreta, che tutti conosciamo. Anche la fedeltà al Magistero delineò fortemente la personalità di Anna Maria. Nella Chiesa ella vedeva con sicurezza l’azione dello Spirito Santo, al di là dei difetti o delle mancanze che ogni mediazione umana comporta. E non fu cosa da poco, in tempi come i nostri, l’aperta e leale confessione di cattolicità che ella fece sempre con convinzione, di adesione filiale ai Vescovi e a tutta la Chiesa. […] Ci insegnò a contare sulla preghiera come su un aiuto sicuro e ci insegnò anche che la preghiera è un atto fondamentale di
adesione alla volontà di Dio. Poi vennero gli anni della responsabilità, con Paolo, del nostro Settore. Un triennio durante il quale non si
stancava di ricordare a tutti la fedeltà al metodo e agli impegni liberamente assunti, come pure la necessaria partecipazione alle Sessioni nazionali, per acquisire quello spirito di apertura e di missionarietà che sono inscindibili dalle END. L’apporto decisivo, però, che Anna Maria – insieme con Paolo – diede al Movimento intero, lo si deve individuare in quei richiami accorati all’unione di tutti, a ogni livello, con la Chiesa e con i Vescovi, nello spirito della Carta […] nella certezza che amando la Chiesa amiamo il Signore stesso. Di ciò le siamo ancora riconoscenti
».

Un’altra caratteristica importante delle END è l’impegno alla preghiera di coppia. Ascoltiamo in proposito la risposta di Paolo alla domanda dell’amico Giannino Pozzoli:

Tra i vari altri ricordi pubblicati in quei giorni nel Notiziario END della Brianza riporto soltanto poche frasi che sottolineano qualche carattere finora forse poco evidenziato. Pasqualina e Antonio Panzeri: «Cara Anna Maria, […]. Nei tre anni passati insieme nell’Équipe di Settore, tu ci hai aiutato a crescere, come una mamma». Leda e Bruno Anzani: «La tua presenza in mezzo a noi era vera. Tu eri sincera e schietta e con te c’era sempre l’Amore».

Stella e Giannino Pozzoli: «Due cose le stavano a cuore: che la sofferenza fisica dell’uomo non potesse far perdere la fede e che i giovani, in questa società consumista e senza valori, non perdessero la fede».

Maria e Damiano Bianco: «Vogliamo tentare di delineare alcuni tratti del suo stile di vita. Tre aspetti emergono immediatamente. Il primo: il suo abbandono totale a Dio, l’essere “strumento”, faceva sì che tutte le cose che viveva, anche le più forti e pesanti, diventavano “normalità” […] Il secondo aspetto: il “noi” costruito con Paolo. L’unità tra loro nel matrimonio traspariva costantemente. Questo, il dono grande offerto a noi sempre, ma in particolare nell’esperienza dell’Équipe Notre-Dame. Un terzo aspetto, che sempre ci colpiva, era la sua capacità di stupirsi. Stupirsi delle cose buone che il Signore operava […] e uno stupore doloroso per quanto accadeva di incoerente e disimpegnato nella nostra convivenza».